Matthias Lerf in merito a "Home"

Liberi, in pista, senza legami. Di “road movie” belli ce ne sono parecchi, ma “Home” è davvero speciale. Il film funziona al contrario, per così dire: tutti sono in costante movimento, mentre i personaggi principali sono stanziali. Al centro della vicenda c’è una famiglia composta da cinque persone, che vive in una casetta ai bordi dell’autostrada. Da tempo i genitori sono convinti che l’autostrada non sarà mai terminata, invece un giorno la aprono: brum, brum, brum, rumore assordante e aria puzzolente, giorno e notte. Il punto di partenza della vicenda è insolito, ma il modo in cui la regista Ursula Meier implementa quest’idea nel suo primo lungometraggio, è davvero magistrale. Attori eccellenti, quali Isabelle Huppert e Olivier Gourmet, interpretano i ruoli principali, l’atmosfera oscilla costantemente tra commedia e tragedia. Il film è una coproduzione svizzera con Francia e Belgio e ogni paese rivendica la paternità dell’opera. Una realtà che non si era più manifestata dai tempi di Alain Tanner e Claude Goretta – un complimento apprezzabile.

Antonio Mariotti in merito a "Home"

Alzi la mano chi da bambino non ha mai sognato di avere a disposizione un’autostrada tutta per sé, per fare lo slalom in bicicletta tra le linee bianche dipinte al centro della carreggiata. All’inizio del film, Julien può farlo tranquillamente: la casa (home sweet home) dove vive con i genitori e le due sorelle è un piccolo paradiso perduto ai bordi di un nastro d’asfalto dimenticato. Ma, d’improvviso, le auto iniziano a sfrecciare, sempre più numerose. Il loro rumore incessante e le loro vibrazioni negative fanno precipitare l’intera famiglia dentro un vortice di follia. La sorella maggiore sceglie altre strade mentre la fragile madre (una commovente Isabelle Huppert) pare ormai sull’orlo del precipizio. Gli altri cercano di proteggerla, isolandosi sempre più nel cuore di un mondo che pulsa senza sosta, fino all’asfissia. Sarà però l’indomabile istinto di sopravvivenza della donna a salvarli e a condurli verso una nuova casa. Vicina? Lontana? Nessuno può dirlo, ma tutti sanno che ci sarà da camminare e da soffrire. Il primo lungometraggio per il cinema di Ursula Meier è già un’opera lucida e matura che ci fa penetrare in maniera inattesa nel mondo interiore di una famiglia diversa da tutte le altre.

Al centro di un paesaggio tranquillo e arido, si estende a perdita d’occhio un'autostrada vuota e decadente, perché rimasta inutilizzata dalla costruzione risalente a molti anni prima. Ai bordi dell’asfalto, a pochi metri dal guardrail, si erge una casa solitaria con un piccolo giardino, in cui vive una famiglia. Inizia l’estate e i lavori riprendono. L'autostrada sarà aperta al traffico…