Benedikt Eppenberger in merito a «Der Fall»

«Der Fall» è il più disperato, il più sporco e... il film migliore di Kurt Früh. Al termine della sua carriera, Früh mette a nudo tutta la sua vita: le bugie, la malinconia, la solitudine, la morte, tutto ciò che troppo spesso, nei suoi melodrammi piccolo-borghesi, aveva dovuto nascondere dietro i lieti fini e una critica sociale smussata. 

C’è tanto di Kurt Früh, nel personaggio del triste detective privato Alfons Grendelmann (Walo Lüönd) che, nell’autunno della sua vita, indaga su un caso che lo porterà alla rovina. Come il protagonista del suo film, anche Früh sperava in un nuovo inizio. A 57 anni è il regista stesso a finanziare questo film neo-noir zurighese, liberandosi finalmente dal vecchio cinema svizzero, in cui era rimasto impantanato. Proprio come l’irrealistico protagonista del film, che la Lolita di Oerlikon (Masha, interpretata da Karin Buschor) fa sognare ancora una volta, il regista cerca di riprendere quota con i protagonisti giovani del nuovo cinema svizzero. Come Grendelmann, Früh viene presto confrontato con l’amara realtà: «Der Fall» è un fiasco al botteghino. Il regista non girerà più altri film.