Tereza Fischer in merito a "Das Fräulein"

Il film di Andrea Štaka “Das Fräulein” rappresenta sia uno straordinario debutto dietro la macchina da presa, che un fondamentale contributo al cinema svizzero al femminile, poiché la regista è riuscita a realizzare un racconto coerente e ricco di sfaccettature, da una prospettiva femminile, della sensazione di sentirsi stranieri in un altro Paese. E lo fa con empatia, cercando di dare una risposta alla questione delle conseguenze dell’emigrazione. Nel tracciare il ritratto complesso di tre donne dell’ex-Jugoslavia, le cui strade e i cui destini si incrociano a Zurigo, non solo la regista può contare su un’eccellente performance recitativa delle protagoniste, ma riesce anche a trasferire il mondo interiore dei suoi personaggi in un’ambientazione d’atmosfera. Attraverso una telecamera sensibile al corpo delle protagoniste, Andrea Štaka crea una prossimità palpabile con i suoi personaggi: con riprese ravvicinate e sensuali e inquadrature da angolazioni insolite. Una chiave di lettura che trasmette il desiderio tangibile di vicinanza e di calore, accompagnato dal travaglio interiore, dal senso di sradicamento e di solitudine. Sentimenti che si evincono, in particolare, dalle riprese della città che fanno rabbrividire, ma non solo, anche nei sottili stravolgimenti visivi dell’ordine, un ordine tutto “elvetico”, che soprattutto Ruža ha interiorizzato. La giovane Ana invece lotta contro una grave malattia e i traumi della guerra, manifestando una gioia di vivere quasi esagerata. Il tutto si esprime con sorprendenti cambi di ritmo che ci catturano e ci trascinano, facendoci vivere e condividere le emozioni che coinvolgono le tre donne.

Animata dalla passione e dalla speranza di una vita migliore, la giovane Ruza si è trasferita in Svizzera da Belgrado. Venticinque anni dopo sembra aver raggiunto i suoi obiettivi: è la proprietaria di una mensa aziendale di Zurigo, che gestisce con polso fermo e con buoni risultati finanziari. Per Ruza è molto importante la disciplina, che si è imposta sul lavoro e nella vita privata. Quando la 22enne Ana di Sarajevo entra nella sua vita, Ruza cambia bruscamente. Le sue regole di vita, tanto meticolosamente costruite, iniziano a vacillare. Ruza sente la sua quotidianità minacciata dall’impulsività e dalla franchezza della giovane donna, ma nel contempo è contagiata dalla sua gioia di vivere. Tra le due donne volitive nasce l’amicizia. Ruza si apre lentamente, mentre Ana cela un segreto, con cui non vuole confrontarsi.